Le storie

scuola edile

Cristian, l'impegno per il futuro

Mi chiamo Cristian, sono di Genova e da due anni lavoro in città come tecnico edile per un’impresa di costruzioni vicino a casa.

Quando la Scuola mi ha contattato per raccontare la mia storia, non pensavo di avere qualcosa di interessante da dire, ma ho accettato comunque. Non amo scrivere e non ho molto da dire, ma i prof mi hanno detto che va bene lo stesso e che mi avrebbero aiutato loro.
Ho accettato di raccontare la mia storia solo perché mi sono ricordato di quando, venendo all’Orientamento, ho incontrato un ragazzo (non ricordo come si chiamasse) che studiava termoidraulica e ci ha detto cosa faceva. Ascoltarlo e sentire come funzionava lo studio, mi ha molto aiutato a fare la scelta di iscrivermi in ESSEG e iniziare questo percorso.
All’epoca ero appena stato rimandato al primo anno di scientifico tecnologico ed ero indeciso sul cambiare scuola o meno. Dopo l’Orientamento sono tornato a casa e ho iniziato a pensarci anche con i miei.
Loro volevano che dessi l’esame e continuassi lì dove ero, io sinceramente no. Non tanto per lo studio in estate, ma per quello che veniva dopo. Cinque anni sui libri senza sapere cosa fare dopo mi spaventavano. Quando mi ero iscritto ho scelto la scuola con più matematica perché in quella ero bravo e non mi portava via tanto tempo.
Non volevo latino perché già vedevo mia sorella che lo studiava tutti i giorni, così ho detto “va beh, facciamo l’indirizzo tecnologico”.

Sono stato abituato all’idea che studiare è importante e che se non studi non vai da nessuna parte, un po’ come dire che se non passi ore e ore sui libri non diventi concludi niente nella vita.
Poi ho scoperto che non era vero. Ma all’epoca ero ancora piccolo per vederlo da solo.

Mia sorella ha fatto lo scientifico, Economia e dopo un anno di tirocinio e tre di apprendistato, ora ha trovato un ufficio in cui fa il suo lavoro. Le piace e sono felice per lei. Potrei farlo anche io? Forse, ma odierei quel tipo di vita.

Non mi vedo seduto a una scrivania tutto il giorno, non potrei. Anni e anni di studio per “diventare qualcuno” e poi fare qualcosa che non mi piace e sottopagato, con colleghi perennemente in competizione…no grazie. Non fa per me.
Alla fine, ho dato l’esame, ho passato l’anno e iniziato la seconda allo scientifico. L’anno dopo ho fatto il primo trimestre e poi sono entrato in ESSEG. Non ce la facevo più: dormivo in classe, odiavo i libri, i professori. Qualche compagno lo vedo ancora adesso, ma la scuola sono felice di averla lasciata. Avevo tutti contro, ma ero stanco per continuare.
In ESSEG ho trovato la mia seconda possibilità. Ho scelto la scuola professionale per recuperare il tempo perso al liceo e darmi da fare con un lavoro, ma di fatto ho scoperto una cosa assurda: questo lavoro mi piaceva.
Il mio lavoro, mi piace proprio: non è un ripiego. Mi sono trovato così bene a scuola e con gli insegnanti, che anche se avevo già offerte di lavoro, comunque proseguito un anno in più per prendere il diploma da tecnico professionale.
Oggi posso dire che arrivo a fine giornata che sono stanco morto e aggiungo che anche io come mia sorella sono partito con un apprendistato, ma di bello c’è che faccio quello che mi piace e non mi sono dovuto sacrificare per anni dietro a dei libri sentendomi inadeguato e legato a un tavolo per qualcosa che non mi interessava nemmeno.
Alla fine, sono diventato qualcuno e l’ho fatto a modo mio. Posso farmi le mie vacanze, uscire con gli amici, non dipendere dai miei e mi alzo (non sempre, ma spesso) felice di quello che vado a fare. Sfido in tanti a dire che fanno lo stesso.
E niente, concludo dicendo che spero che questo sarà utile a chi lo leggerà per fare la scelta più adatta. Oggi tante strade le si scartano perché si pensa che siano da meno di altre, oppure perché qualcuno ci convince che “siamo meglio”. Io direi che è meglio iniziare a pensare per se stessi con la propria testa. Il resto viene con tanto impegno.
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Formazione Professionale

Aganju, il futuro è proprio qui

Vi lascio molto volentieri la mia storia. Spero che altri nella mia situazione possano farsene qualcosa. A me avrebbe aiutato sapere di questa possibilità. Quando hai la mia età non ci pensi più.

Bene: sono Aganju, ho 47 anni e da quando ne avevo 25 ho lavorato come attrezzista di scena per alcuni teatri ed eventi a Genova. Con il covid c’è stato un calo degli spettacoli, venivano annullati o spostati senza sapere nulla. I miei turni erano sempre meno: non lavoravo quasi.

È andata avanti fino a gennaio/febbraio. In pratica tenevo duro facendo qualche lavoretto per amici e parenti, ma serviva più che altro a tenermi impegnato. Mia moglie sta con le bambine e ogni tanto aiuta la vicina con la spesa o qualche commissione, ma non ha patente. Senza è difficile lavorare. Siamo in cinque in casa.
A marzo non c’erano quasi più risparmi e lavoravo meno di dieci ore a settimana.
Non potevo andare avanti, ma non sapevo che fare.
Prima di fare l’attrezzista facevo dei turni in porto a Voltri, ma sulle navi ho visto di tutto.
È pericoloso, per questo ho mollato e fatto altro.
All’epoca non era un problema: non avevo amici lì e il lavoro era pericoloso.
Stavolta è diverso, anche perché ci sono le bambine, la scuola. E crescono.

Pensavo che non avevo tempo per smettere di lavorare, ma visto che eravamo lì, mi ha accompagnato in segreteria a chiedere. Non avevo idea di chi fosse E.S.S.E.G. o cosa facesse, conoscevo solo la Cassa Edile.

L’impressione è stata buona da subito, ma non sapevo che fare. Il tempo per un corso di qualche mese non lo ho, lavoravo a mala pena. Non pensavo a un cambio di vita così improvviso.

Tornato a casa ne ho parlato con mia moglie. Alla fine, è stato anche per lei che mi sono iscritto. Stavo a casa la maggior parte del tempo e non c’erano segni di ripresa dal teatro: era brutto per tutti vedermi fermo. Non volevo fare niente alla fine e non sapevo più come tenermi impegnato. Ero un peso.
Ad Aprile ho iniziato il corso per tecnico di cantiere, ci ho messo gli ultimi risparmi. Mi sono fatto guidare da loro per scegliere che fare. Non avevo idea del lavoro, di chi cercano, di come funziona. Mi sono fidato e ho fatto bene. Ti seguono su tutto e impari presto perché fai pratica lì e già in cantiere.

Lavoro da Dicembre. Ho finito e mi hanno preso subito. Alla fine, non ho dovuto cambiare città, non passo tutto il tempo a non fare nulla e mi piace il lavoro. Quest’anno andiamo anche in vacanza con le bambine.

Sono felice. Non credevo di poter ripartire, ma ho avuto fortuna e ci ho creduto.
Ce l’abbiamo fatta.
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SICUREZZA

Elena, una sicurezza per il futuro

Sono Elena, ho trentatré anni, sono di Genova, vivo e lavoro qui amministrando l’attività di famiglia. Oggi scrivo ad E.S.S.E.G. la mia storia, o meglio quella dell’impresa che papà ha avviato qualche annetto fa.
Spero che possa aiutare tanti imprenditori ed artigiani a dare valore ad aspetti che ahimè, troppo spesso vengono ignorati o di cui non si è del tutto a conoscenza. Per noi E.S.S.E.G. è stata fondamentale sia come guida, sia come consulente esterna e per questo le dobbiamo moltissimo.
La storia della nostra azienda si lega con quella personale di mio padre, che ha dedicato tutta la sua vita all’edilizia: prima come dipendente, poi come artigiano e alla fine come imprenditore. Io sono dell’89; quando è arrivata la crisi del 2008 avevo 19 anni: è stato allora che è rimasto a casa. Per noi in famiglia è stato un duro colpo.
Dovevo iniziare Giurisprudenza a settembre, mio fratello era al terzo anno di Farmacia e per quanto anche nostra madre lavorasse, non era una situazione facilissima. Oltretutto quando perdi il lavoro è un grosso colpo, anche morale e psicologico.
All’epoca non sapevamo che E.S.S.E.G. fosse disponibile anche con corsi per l’imprenditoria e l’artigianalità nell’edilizia e che avesse programmi veri e propri per formare chi non ha un lavoro o lo ha perso.
Dopo un primo periodo di sacrifici e sconforto, mio padre ha deciso di mettersi in proprio e ripartire come artigiano. Lo abbiamo sostenuto in ogni modo, abbiamo iniziato a lavorare alla sera nel bar sotto casa e dando ripetizioni al pomeriggio. Ora direi che ne è valsa la pena.
Nel giro di un annetto ha preso con sé un ragazzo, Giacomo, che adesso è nostro socio. Da qui l’ascesa. La committenza ha iniziato ad essere sempre di più e nel giro di poco mio padre era passato dall’essere un piccolo artigiano rimediatosi piastrellista, ad un’impresa di sei persone.
La crescita non è stata casuale: c’è stato un momento in cui gli incentivi hanno aiutato e ancora oggi aiutano, portando lavoro; ma il fattore che ha fatto la differenza è stato l’aiuto di E.S.S.E.G.
La burocrazia e gli adempimenti a cui deve sottostare un imprenditore oggi sono un macigno, ma per l’edilizia è anche peggio se possibile.
In questo, l’ente ci ha aiutati moltissimo e soprattutto nel momento in cui è stato necessario aumentare il personale, ci ha messi in contatto con ragazzi e ragazze preparati e seri, con tanta voglia di fare. Insomma, ondate di aria fresca preziose per un’azienda appena nata.
La storia non si conclude qui però. Papà è stato dipendente per tanto tempo e conosce bene cosa vuol dire lavorare in cantiere. La fretta di finire il prima possibile, la stanchezza e le imprecisioni, cercare di non chiedere per non pesare a chi ti dà un lavoro. Non lo ha mai dimenticato e ha pagato personalmente perdendo anche un amico sul lavoro, purtroppo.
Per questa ragione ogni volta che si mette su un altro cantiere ancora oggi ci chiede se consultiamo sempre i consulenti di E.S.S.E.G. per far lavorare i ragazzi a norma e in sicurezza. Lo chiede anche se è in pensione e potrebbe finalmente starsene tranquillo, ma ci tiene. E io e Giacomo con lui.
Alla fine la nostra è una piccola realtà, ma stiamo crescendo e siamo felici di farlo al meglio, con la coscienza pulita e la massima cura per la nostra squadra, oltre che per la committenza. Che dire, Grazie E.S.S.E.G.
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